I Cappuccini a Cava de’ Tirreni

La città di Cava de’ Tirreni sorge a ridosso del Mar Tirreno, a 5 km nell’entroterra della Costiera Amalfitana. L’abitato si sviluppa a 198 metri sul livello del mare, nella vallata situata tra i Monti Picentini e i Monti Lattari.
Il nome della città si rifà al territorio simile ad una cavea, oppure alla grotta dove si ritirò il monaco Alferio fondatore dell’Abbazia Benedettina. Nel 1862, dopo l’unità d’Italia, per evitare omonimie, si distinse la città con l’appellativo “de’ Tirreni”, in riferimento alla sua origine etrusca.
La tradizione narra che nel V secolo un santo vescovo, Adiutore, fuggito dall’Africa al tempo dei Vandali, si ritirò in preghiera sulla collina che si erge quasi al centro della valle e che da lui prende il nome. Sulla collina, che domina la città, fu costruito probabilmente dal principe longobardo Arechi il castello, a difesa delle due importanti vie di comunicazione: quella di fondovalle, detta “via regia”, e quella che raggiungeva Salerno attraverso i monti, detta “via maggiore”. Negli anni intorno al Mille il monaco Alferio Pappacarbone, appartenente alla nobiltà longobarda, radunò intorno a sé, con la fondazione della Badia, la prima comunità benedettina ai piedi del monte Finestra. Tra il XIV e il XV secolo, si sviluppò il Borgo Scacciaventi, che in epoca rinascimentale rappresentò il cuore religioso, politico, amministrativo e commerciale della città. Col tempo furono costruite le più antiche abitazioni dotate di portici per esigenze commerciali che rendono il Borgo di Cava de’ Tirreni l’unico esempio di borgo porticato in tutto il meridione d’Italia.

Convento “S. Felice”(1566)

La posa delle prima pietra avvenne il 16 aprile 1566 in un sito comprato da Terenzio de Falco, «consistente in palmi 2144, alienandolo da diversi padroni».
Nel Capitolo Generale del 15 maggio 1567 si decise che «i conventi di Cava dei Tirreni e di S. Severino fossero distratti dalla Lucania e uniti alla Provincia di Napoli».
Fu soppresso durante l’occupazione militare del 21 ottobre 1811. Negli inventari degli argenti si dice: «sono pochissimi siccome il monastero fu saccheggiato negli avvenimenti del 1799».
Dopo la soppressione il locale fu acquistato dal Barone Bellelli (1814) e da questi venduto al marchese Adinolfi (5 dicembre 1817). Il Capitolo Cattedrale e il Sindaco e Decurioni di Cava ne richiesero la riapertura: per cui il 16 dicembre 1817 il marchese Adinolfi firma l’atto di donazione all’Ordine dei Cappuccini riservando per se e per i suoi eredi due celle per ritiro spirituale e il diritto degli onori funebri nella Chiesa del convento, nonché alcuni oneri di sante Messe. Queste condizioni non potevano essere accettate, perché «le Costituzioni dell’Ordine vietavano ricevere luoghi e conventi onerati da pesi di dette condizioni e prendersi le descritte servitù». Per cui il marchese Adinolfi, dopo maturo esame e spinto dalla devozione, dona senza onere alcuno lo stabile, il giardino e la vigna. Rimossa poi una soggezione, quella dell’officiatura da parte del parroco di S. Pietro, il convento si riaprì definitivamente il 19 marzo 1819.
Il convento fu soppresso ancora una volta nel 1866 e, per interessamento del Pretore di Cava, Giov. Alfonso Adinolfi, rimasero a custodia della chiesa tre sacerdoti.
In seguito il march. Talamo, rivendicando sul convento i diritti ereditati dagli Adinolfi, vi fece ritornare i Cappuccini; ma a causa di contrasti tra la famiglia donataria e i frati di Napoli, questi furono costretti ad abbandonare il convento nell’aprile del 1904.
II 17 settembre 1912, a seguito dell’interessamento della cittadinanza nella persona di Edoardo Salzano, il convento, con decreto speciale del Generale dell’Ordine, fu affidato ai Cappuccini di Basilicata – Salerno. Inizialmente tra la famiglia Talamo e la Provincia Monastica si stipole un contratto di fitto tramutato poi in compravendita nel 1930.
Entrati in possesso del convento, i Cappuccini di Salerno lo destinarono a Seminario Serafico; e con l’aumentare delle vocazioni fu necessario ampliare i locali; fu ancora ingrandito nel 1957 per una maggiore capacita ricettizia.
Negli anni sessanta ferveva un particolare movimento vocazionale; si pensò quindi di parificare gli studi presso il Seminario e di istituire una Scuola Media Statale. In questa periodo si diede altresì inizio alla nuova fabbrica a fianco della chiesa del convento, che fu adibita poi, nel 1970, a «Casa di Riposo», e si complete, nel 1973 con il « Centro Aperto per Anziani ».
II Seminario, invece, per mancanza di vocazioni ebbe nuova destinazione: nel 1973 in «Oasi Francescana». Dal novembre 2013 è casa di postulato della collaborazione C.I.F.I.S.

La Chiesa

La chiesa fu fondata nel 1566 con il nome di S. Maria degli Angeli. L’aspetto esterno ha conservato l’originaria architettura; nello tipico stile cappuccino, è costituita da due navate: quella laterale, di recente data rispetto al convento, e alla navata centrale. L’altare maggiore attira subito l’attenzione del visitatore per il tabernacolo finemente lavorato ad intaglio e per i tre quadri : quello centrale dipinto su tavola, rappresenta la Madonna degli Angeli, opera attribuita ad Andrea da Salerno; alla sua destra, sempre su tavola, quello di S. Francesco d’Assisi e a sinistra un quadro su tela di S. Antonio da Padova.
Sulle pareti laterali del presbiterio si ammirano “La disputa di Gesù nel Tempio” e “l’Adorazione dei Magi” con la firma di P. Malinconico risalenti al 1773. Al centro, sotto la volta della chiesa, si può vedere un dipinto su tela, è l’Immacolata venerata da S.Francesco e dai Santi Cappuccini in empireo di Gloria. Tre cappelle ornano la chiesa: entrando a sinistra la prima è dedicata a S. Felice di Cantalice , con un quadro meraviglioso raffigurante il Santo in atto di ricevere il Bambino dalla Madonna; la seconda è dedicata al Crocifisso e serviva per la sepoltura della famiglia Adinolfi -Talamo; la terza è in onore di San Fedele da Sigmaringen martire cappuccino. Altri tre dipinti si ammirano sulla destra : la Samaritana , la Madonna che porge il Bambino al S. Crispino da Viterbo e il Martirio di S. Giuseppe da Leonessa.